Natalità e mortalità delle imprese in provincia di Ravenna nel terzo trimestre 2021
di Fabiola Licastro*
Il terzo trimestre dell’anno si chiude con un altro segno positivo all’anagrafe delle imprese della Camera di commercio di Ravenna: il saldo netto tra aperture e chiusure volontarie si attesta infatti a quota +43, una soglia superata poche volte nei trimestri estivi del decennio pre-pandemico.
A spingere sulla dinamica del sistema imprenditoriale ravennate nel trimestre in esame, è stato il settore delle costruzioni con 55 imprese in più (quasi +1% rispetto a fine giugno), grazie anche all’impatto dei bonus e superbonus dedicati al comparto.
Sul buon andamento del saldo, si riflette la frenata delle chiusure, impressa anche grazie agli interventi a sostegno delle imprese: 306 quelle volontarie complessivamente registrate fra luglio e settembre, uno dei dati più bassi nella serie degli ultimi anni (-3,2% rispetto alle cancellazioni verificatesi nel terzo trimestre del 2019).
Le iscrizioni di nuove imprese nel trimestre hanno toccato le 349 unità, un valore di poco inferiore alla media del triennio 2017-2019 (353), prima dell’irrompere dell’emergenza sanitaria globale, e più alto di 32 unità rispetto al dato del terzo trimestre 2019, quando le iscrizioni furono 317. Ciò ha consentito di registrare a fine settembre un saldo positivo di 43 imprese in più rispetto a fine giugno, portando lo stock delle imprese ad un valore pari a 38.340 unità.
È quanto emerge dall’analisi sulla nati-mortalità delle imprese, condotta trimestralmente sui dati del Registro delle Imprese.
I dati del terzo trimestre del 2021 evidenziano inoltre un generale miglioramento delle dinamiche, rispetto allo stesso periodo del 2019, riferimento temporale che si continua a mantenere per evitare confronti con il periodo di maggior distorsione nei dati causato dall’emergenza sanitaria. In termini relativi dunque, la crescita del trimestre fa registrare un +0,11% a fronte del dato improntato alla sostanziale stabilità del luglio-settembre 2019 (0,0%).
Saldi positivi tra iscrizioni e cessazioni di imprese si rilevano anche in ambito regionale e nazionale, con tassi trimestrali di crescita rispettivamente pari a +0,29% e +0,36% (la dinamica delle imprese nel corso del terzo trimestre è usualmente positiva, anche se inferiore a quella del periodo da aprile a giugno). Il dato ravennate risulta sotto la media sia regionale che nazionale: nascono più imprese di quante ne vengono a mancare, ma la ripartenza appare ancora fragile. D’altronde l’emergenza sanitaria non è ancora finita, non mancano le incertezze sul futuro, ma la voglia di ricominciare è tanta e le imprese ce la stanno mettendo tutta.
Per quanto riguarda il settore artigiano della provincia di Ravenna, si registra un tasso trimestrale positivo pari a +0,39% e che risulta migliore rispetto all’andamento complessivo delle imprese; inoltre ha chiuso il periodo con un saldo attivo di 40 imprese, determinato dalla differenza fra 159 iscrizioni di nuove imprese e 119 cessazioni non d’ufficio.
Tra i settori artigiani che contribuiscono al tasso positivo del comparto, ritroviamo ancora una volta il gruppo di imprese dell’edilizia (+41), con una variazione positiva significativa; a seguire, le attività dei servizi (+13), in particolare quelli di supporto alle imprese (+6). In positivo ma con saldi più contenuti anche le imprese artigiane dei servizi di informazione e comunicazione, attività professionali e tecniche, dell’agricoltura e quelle del commercio.
La forma giuridica più diffusa tra gli artigiani ravennati è quella delle imprese individuali (il 77% del totale) ed in questo trimestre realizzano un tasso in crescita (+0,43%), accodandosi alle società di capitale (+1,74%), anche se queste ultime in provincia hanno per l’artigianato una incidenza percentualmente molto più bassa (6,3%).
Per le forme giuridiche, il maggior contributo all’andamento complessivo del periodo viene ancora una volta dalle società di capitali: delle 43 imprese in più alla fine del trimestre, quasi l’84% ha la forma di società di capitale; ovvero 36 società di capitale in più nel trimestre, pari ad un tasso di crescita positivo del +0,43%, in peggioramento però rispetto agli analoghi trimestri degli anni precedenti. Il dato positivo delle società di capitale, che attesta l’orientamento tra gli imprenditori di organizzare la governance delle loro ditte in maniera più strutturata, è sostenuto anche dalla possibilità di poter usufruire delle semplificazioni e delle agevolazioni fiscali consentite ad alcune compagini societarie. La normativa sulle società a responsabilità limitata appare particolarmente attrattiva e determina un effetto negativo sulla consistenza delle società di persone e uno positivo su quella delle società di capitale, come risulta dal fatto che sono le società a responsabilità limitata (anche semplificata) a costituire la gran parte dell’incremento delle società di capitale.
In miglioramento l’andamento positivo delle imprese individuali che crescono di 28 unità, pari al +0,13%, e delle cooperative e consorzi (+2 unità, pari al +0,20%).
L’unico aggregato in contro-tendenza è quello delle società di persone, che arretra in tre mesi di 23 unità e che in termini di tasso trimestrale si traduce in un – 0,29%, una velocità negativa in peggioramento rispetto a quella del 2020 ma anche rispetto agli analoghi periodi pre-Covid.
Analizzando le dinamiche settoriali, si riscontra la crescita dell’edilizia (+55 imprese), il cui trend risente positivamente della performance del comparto artigiano (+41 unità). Come riflesso della ripartenza di tante attività, in aumento anche il complesso dei servizi alle imprese (+67), di cui +25 unità per le attività immobiliari, +20 per quelli professionali e scientifiche, +17 per il noleggio, agenzie-viaggio e servizi di supporto e +5 aziende nel campo dell’informazione e comunicazione. Segno più anche per il credito (+3 unità).
Grazie alla stagione estiva, alla ripresa del turismo ed alla voglia di mettersi alle spalle gli angoscianti giorni del lockdown, a spiccare per dinamismo nel trimestre anche le attività di alloggio e ristorazione (+20). Per i servizi alle persone, che crescono complessivamente di 10 unità, in positivo sanità (+6), le altre attività di servizio (+5) e istruzione (+1). In termini assoluti, saldi negativi si registrano nel commercio (-19 unità), coinvolgendo sia l’ingrosso (-8) che il dettaglio (-11), nel trasporto e magazzinaggio (-10) in agricoltura (-9), nelle attività artistiche e di intrattenimento (-2) e nell’industria (-1 unità). Stabile la manifattura. La disaggregazione dei dati permette di evidenziare gli effetti della pandemia, nonostante i provvedimenti adottati a tutela delle imprese, ma testimonia anche la volontà degli imprenditori di resistere.
Le imprese giovanili rappresentano il 27,2% del totale delle iscrizioni e solo il 10,1% delle chiusure complessive, con un saldo trimestrale positivo (+64 aziende), in aumento rispetto al terzo trimestre del 2019 (+25); in crescita il tasso di variazione trimestrale rispetto al terzo trimestre dell’anno pre-covid (+2,78% contro il +1%).
Inoltre, il tasso di crescita relativo risulta più elevato rispetto al complesso delle imprese (al confronto del +0,11%) e la loro consistenza rispetto al 30 giugno 2021 cresce, risultando inferiore al dato dello stesso trimestre del 2019 a causa della perdita dei requisiti “giovanili” da parte di imprenditori già iscritti in precedenza. L’incidenza percentuale sul totale delle imprese, per le imprese “under 35” risulta essere pari al 6,2%.
Anche per le imprese femminili il saldo della movimentazione risulta positivo (+8 unità) ed in miglioramento rispetto al dato negativo dello stesso periodo del 2019, quando era -9; la loro quota sul totale delle imprese (cioè il “tasso di femminilizzazione delle imprese”) si assesta sul 21%, posizionandosi tra quanto rilevato in Emilia-Romagna (20,7%) ed in Italia (22%).
Rispetto al trimestre pre-covid, il risultato è stato determinato soprattutto dalla diminuzione delle chiusure volontarie che è stata accompagnata da un piccolo incremento delle iscrizioni. Nel trimestre in esame, le aperture di imprese gestite da donne rappresentano il 26,6% del totale delle iscrizioni; contestualmente, il 27,8% delle chiusure complessive.
Trend analoghi si rilevano per le imprese straniere: la differenza tra aperture e chiusure, sempre positiva (+43 unità), risulta più alta rispetto al dato dello scorso anno (+33) ed anche rispetto al saldo del terzo trimestre del 2019 (era +13), in questo caso con aumenti più significativi tra le nuove iscrizioni. In miglioramento il tasso di crescita del trimestre (+0,9% contro il +0,71 ed il + 0,28% rispettivamente del terzo trimestre del 2020 e del 2019). Nel tempo inoltre è aumentata la loro incidenza sul totale ed in provincia di Ravenna, ogni 100 imprese registrate 12 sono gestite da stranieri.
Se si contano complessivamente alla fine di settembre del 2021 38.340 imprese registrate, quelle attive, cioè le sedi di impresa operative (e senza procedure concorsuali in atto) sono risultate 34.116 e realizzano una piccola crescita, rispetto al terzo trimestre del 2020 ed in termini di variazione percentuale, pari a +0,03%.
In dieci anni però si sono perse 3.636 imprese attive, valore assoluto corrispondente ad un calo del -9,6%, in termini di variazione percentuale: la tendenza alla riduzione delle imprese attive prosegue ininterrotta dal 2011. La presenza ed il permanere di segnali di criticità, sia sui mercati internazionali, sia su quelli domestici, si ripercuote da tempo sul sistema imprenditoriale, in particolare sulle piccole e piccolissime imprese, ed ora gli imprenditori si trovano ad affrontare notevoli ed ulteriori complessità, rese ancora più gravose e problematiche dall’emergenza sanitaria e dalle incertezze collegate all’andamento del Coronavirus e dai numerosi problemi economici insorti di conseguenza.
Le localizzazioni registrate, ovvero il complesso delle sedi di impresa e delle unità locali, in provincia di Ravenna ammontano a 47.959 unità. Le localizzazioni attive sono complessivamente 43.385 ed hanno fatto registrare un aumento rispetto al terzo trimestre del 2020 (+0,5%); aumentano le unità locali diverse dalle sedi (+2,1%), raggiungendo il valore di 9.269 ed il 58,3% ha sede in provincia.
L’imprenditoria locale, risulta particolarmente diffusa: la densità imprenditoriale è pari a 112,3 unità locali attive ogni 1.000 abitanti; più o meno l’analogo valore per la regione, contro le circa 109 che si hanno a livello nazionale.
Per quanto riguarda la densità territoriale (ovvero quante unità locali attive per chilometro quadrato di territorio) in provincia di Ravenna si registra un indicatore pari a 23,33, cioè circa 23 unità locali ogni chilometro quadrato; 22,36 per l’Emilia-Romagna e 21,36 a livello nazionale.
Oggigiorno le nostre imprese operano in uno scenario in profonda trasformazione e del tutto inedito. Ogni conquista e ogni segno più è una conferma dei nostri valori fondamentali, ma allo stesso tempo la possibile recrudescenza della pandemia e la minaccia di ulteriori ondate di contagi devono far ricordare quanto il cammino verso una crescita solida e di lungo periodo sia ancora piena di insidie e sfide da vincere.
* Servizio Statistica-Studi-Prezzi-Protesti-Brevetti e Marchi